La lombricoltura è un’attività che deve avere a monte una cultura, deve possedere una sua identità, deve rispondere a un mercato, deve avere rapporto con la tecnologia e ricerca, deve sapersi creare una sua organizzazione professionale e commerciale. 
La ricerca di quale retroterra culturale animi questo lavoro è in un certo senso agevole se si prendono a riferimento le teorie darwiniane.

La notorietà di Carlo Darwin è principalmente legata alla teoria dell’evoluzione esposta nelle due famose opere < L’origine della specie per mezzo della selezione naturale > (1859) e < L’origine dell’uomo e la scelta in rapporto al sesso > (1871).
Al di fuori del mondo accademico sono tuttavia poche le persone a sapere che Darwin ha affrontato anche altri argomenti relativi alla geologia, alla botanica ed a quel campo di studi che oggi prende il nome di etologia.

Si è propensi a credere che Darwin abbia ricevuto un forte stimolo prima di intraprendere lo studio dei lombrichi dovuto quasi certamente alla lettura dell’opera <Natural History of Selborn> (1789) dell’illustre naturalista inglese reverendo Write, oltre ad una sua naturale predisposizione ed interesse per lo studio dell’evoluzione umana e di tutti quegli aspetti che lo hanno portato a diventare il padre della moderna biologia.
La tecnica d’indagine usata da Carlo Darwin gli permise di determinare quali stimoli ambientali fossero in grado di evocare specifiche risposte da parte del lombrico. 
Nella conclusione di un suo libro disse : < L’aratro è una delle più antiche e più utili invenzioni dell’uomo; ma molto prima che esso esistesse, la terra era infatti regolarmente arata, e continua ad essere arata dai lombrichi o vermi di terra. Si può mettere in dubbio se vi siano molti altri animali, i quali abbiano avuto una parte tanto importante nella storia del mondo, quanto quella avuta da questi esseri dell’organismo tanto basso>.

In questo ultimo secolo si è determinato un vuoto di cultura ecologica, in parte anche dovuto allo sviluppo industriale ed ai processi inventivi, a cui dobbiamo parte del nostro benessere e dell’elevazione del tenore di vita; si è inserito in senso contrario un preoccupante tradimento dei processi naturali e forzature tali da farci oggi constatare come i sistemi ecologici siano in gran parte compromessi.
Anche le campagne, che hanno beneficiato delle scoperte scientifiche e delle innovazioni tecnologiche ed industriali, hanno subito nel contempo una massiccia forzatura da agenti non naturali da farci guardare ormai con qualche sospetto la grande invasione chimica-petrolifera, che concima certo, ma non si sa quanto fertilizzi l’antica crosta terrestre.
I terreni, se trattati esclusivamente con concime chimico, non solo inaridiscono ma possono produrre alimenti ove la naturalità e la salubrità originarie risultino in qualche misura compromesse.
I lombrichi tendono allora a ripristinare l’antico equilibrio. La terra vegetale descritta da Darwin appartiene all’antica regola del mondo quando l’industrializzazione non aveva fatto conoscere il suo volto meno accettabile e più violento.